Le vostre lettere: Qualche idea e consiglio per la rinascita del Viale Cairoli
Pubblichiamo questa lettera aperta sulla questione del taglio dei tigli lungo il Viale Cairoli a Castel Bolognese da parte del Dott. Paolo Grandi, che come storico e cittadino, si è sentito in dovere di intervenire sull’argomento dando un parere e qualche consiglio per la rinascita del Viale Cairoli.
Carissimo sindaco
Ho sofferto moltissimo in questi giorni nel vedere abbattere tanti tigli del Viale Cairoli, i “miei” tigli perché cresciuti con me. Ho infatti abitato nel viale dal giugno del 1960, avevo un anno e mezzo, e con loro ho giocato, mi sono scontrato, mi sono anche infortunato, ma mi hanno visto crescere, camminare a piedi, poi andare in bicicletta, col motorino, in automobile, salire e scendere dai treni in stazione; uscir di casa col grembiulino delle elementari ed arrivare col “vestito buono” il giorno della laurea. Alberi che mi sono stati vicini anche nei momenti tristi come la morte di babbo, avvenuta proprio nella casa di Viale Cairoli.
Eppure, se effettivamente era necessario abbattere queste piante perché malate e malferme e contenevano il rischio di rovesciarsi su inermi cittadini, auto, case, come d’altronde una perizia ha stabilito, mi inchino pur, ripeto, nella sofferenza, a quanto stabilito dalla Sua autorità.
Ed ora che ormai è stato eseguito l’abbattimento, penso debba guardarsi al futuro con un rigoroso occhio al passato per il bene della città e, soprattutto, dello stesso viale, tutelato dal Piano Regolatore e simbolo cittadino.
Il viale Cairoli, parte iniziale della vecchia strada che portava a Solarolo e a Lugo, fu per la prima volta piantumato a tigli nel 1861 in occasione della inaugurazione della stazione ferroviaria. Il tiglio non fu scelto a caso: la raccolta dei suoi fiori e la presenza di essiccatoi di piante ed erbe officinali in città avrebbero rappresentato un reddito suppletivo a tante famiglie indigenti .cittadine. Il viale, largo 24 metri, quanto era larga la prima stazione, lo si volle a tre carreggiate: la centrale per i veicoli a trazione animale, gli altri due per i pedoni; era il biglietto da visita di Castel Bolognese per i viaggiatori che scendevano alla nostra stazione che, nel frattempo, si era ingrandita ed aveva acquistato importanza con l’apertura del ramo per Ravenna.
Così un viaggiatore francese di fine ottocento proveniente da Ravenna e diretto ad Otranto descrisse Castel Bolognese: “Sono partito da Ravenna per la ferrovia alle undici antimeridiane e mi sono fermato mezz’ora a Castel Bolognese, una città grande come una mano, una miniatura da messale italiano, quadrata, chiusa dalle sue fortificazioni ben conservate, con le torri d’angolo ed i bastioni circolari, una piazza di bella fattura, le chiese arricchite di marmi e i portici come a Bologna”.
Ma il viale Cairoli era (ed è) solo una parte del “benvenuto” a Castel Bolognese: infatti per accompagnare il viaggiatore alle porte cittadine (il varco di via Costa, o Porta Nuova, verrà aperto solo vent’anni dopo) su disegno di un urbanista imolese si disegnò il Viale di circonvallazione, poi Umberto I, anch’esso arricchito con tigli nella carreggiata pedonale.
Di quelle piante quasi nulla rimase dopo i danni della seconda guerra mondiale. Solo tre vecchi tigli si salvarono nelle pertinenze della stazione; uno si seccò dopo le disastrose potature degli anni ’70; il secondo si è seccato non più di una decina d’anni fa dopo un’altra energica potatura (eseguita dalle FS); il terzo tuttora resiste dal 1861, sfidando gli eventi. Ed anche dopo le potature degli anni ’70 alcuni tigli del viale Cairoli e qualcuno di viale Umberto I si seccarono.
Nel 1946 il Comune si avvalse, per l’occasione, della consulenza di Guerrino, maggiordomo e giardiniere della villa Centonara, che accompagnò gli operai comunali a Pistoia per l’acquisto dei nuovi tigli per il Viale Cairoli e per Viale Umberto I, che furono messi a dimora l’anno stesso. Da notare che le piante erano di due qualità diverse: dalla chioma più ampia e più verde quelli di viale Cairoli, dalla chioma più scura e più conica quelli di Viale Umberto I.
Ora non resta che riportare al precedente splendore i due viali che per decenni rappresentarono lo “struscio” cittadino (ricordato in un documentario RAI). Si può pensare anche ad un abbattimento generale delle piante per uniformare la nuova piantumazione: non sarebbe la prima volta che viali storici sono rinnovati in maniera radicale; d’altronde le piante sono esseri viventi e non si può pretenderne l’eternità. Un rinnovo s’è verificato a Faenza nello Stradone ma anche in altri viali storici e tutelati, come è successo nel celebrato viale dei “cipressetti” carducciani di Bolgheri.
Ritengo tuttavia che non si possa prescindere da alcune regole per il bene delle piante che verranno messe a dimora e per preservare la maestosità dei due viali:
1) rispettare le due diverse qualità di tigli tra viale Umberto I e viale Cairoli (cosa che non è stata fatta nelle piantumazione degli esemplari seccatisi negli anni ’70 in viale Umberto I – vedi alberi a ridosso dell’incrocio con viale Cairoli)
2) bonificare il terreno delle aiuole eliminando le radici e le basi dei tigli abbattuti, per scongiurare malattie e/o parassiti trasmissibili alle nuove piante (cosa che non è stata fatta con l’ultima piantumazione)
3) rispettare la rigorosa geometria dei due viali che vede la distanza di 4 metri tra pianta e pianta con l’alternanza di due metri delle quattro file. (cosa che non è stata fatta con l’ultima piantumazione, dove le nuove piante sono state messe dove c’era posto…)
4) rimettere a dimora TUTTI gli alberi abbattuti (cosa che non è stata fatta con le precedenti piantumazioni, in quanto mancano all’appello almeno 5-6 tigli davanti ai civici 36, 50, 58 ecc., oltre ad altre piante in Viale Umberto I)
Ritengo che solo rispettando queste poche regole riavremo la bellezza dei nostri viali di cui Castel Bolognese deve andare di nuovo fiero e che molte altre città ci invidiano.
E, da ultimo, attendo la messa a dimora di veri cipressi (… e non tuie…) nel viale del Cimitero anche per onorare quella bella poesia di Ubaldo Galli che oltre a ricordare “I tiglio d’la stazion” descrive “E viel d’arzipress”.
Le auguro un buon lavoro a che questo sia sempre orientato al bene della città e dei Castellani, con la consapevolezza che qualsiasi decisione porterà con sé le più disparate opinioni, ma nella certezza che quella decisione possa costituire un caposaldo per il futuro della vita cittadina.
PAOLO GRANDI