“Memoria di una alluvione” di Paolo Grandi
… E pensare che il “re” e “mago” delle arginature dei fiumi era di Castel Bolognese!
Sto subendo come il maggior numero dei Castellani questa eccezionale piena del Senio che ha messo sott’acqua gran parte del centro cittadino, tante campagne ed anche casa mia e rispolverando la memoria mi sovviene che il 4 novembre 1966 a causa della rottura dell’argine del Senio al Boccaccio Castel Bolognese subì un’inondazione che, a detta dei vecchi, così grande e violenta non s’era mai vista. Ero un bambino ed abitavo allora nel Viale Cairoli, il viale della stazione che in quella buia sera si trasformò in un fiume in piena dopo aver allagato gran parte dell’allora molto più ridotto centro abitato ma la mia casa fu in salvo. Eppure oggi, in quella casa abitata da mio nipote, l’acqua limacciosa ha avuto la meglio e gli è penetrata nella cantina e nelle zone del piano terra. Una piena, quindi di eccezionale portata e pericolosità che di gran lunga ha superato i record dell’alluvione del ’66 da tutti ricordata con l’alluvione di Firenze. Ed un grazie lo dobbiamo in primis al nostro Sindaco che continua a gestire l’emergenza con umanità ed autoritarietà ed a tutta la macchina della protezione civile che operativamente sta gestendo il disastro.
Ed allora mi sovviene un altro pensiero che mi riporta al noto “contrappasso” dantesco, perché, forse pochi lo sanno, il mago delle arginature ai fiumi era proprio di Castel Bolognese. Un ragazzino discolo, povero, orfano di padre ed abbandonato dalla madre, analfabeta, parte da Castel Bolognese, ruba una carriola (così dice la leggenda) ad un contadino dell’argentano e si presenta nella zona di Bondeno per fare il “cariolante” negli erigendi argini del Po e dei suoi collettori. Quel discolo era Silvestro Camerini (Castel Bolognese 1777 – Padova 1866). Dapprima manovale, poi come “caporale di compagnia di giornalieri prendendo a governo molti barocci” costruì in pochi anni un impero fino ad avere appalti sempre più rilevanti. Si può con sicurezza dire che gli argini di tutti i fiumi del ferrarese e del basso ravennate affluenti del Po del quel dello stesso grande fiume siano stati realizzati dalle compagnie di Silvestro Camerini che lui stesso dirigeva o sovrintendeva tramite i suoi fidatissimi fratelli. La sua fortuna economica crebbe in proporzione ed ancora oggi nella zona di Bondeno si racconta la favola del “carriolante” che trovò la pentola d’oro e s’arricchì all’inverosimile. La perizia del Camerini nel costruire argini era talmente conosciuta che anche dopo essersi trasferito a Padova ed aver convertito la sua attività nelle esazioni tributarie per l’Imperatore d’Austria, fu più volte chiamato per riparare o rinforzare argini e tamponare falle o rotte; memorabile una volta che riuscì con la sua perizia a governare e chiudere una rotta del Po in cui altri avevano fallito. L’enorme ricchezza fu in gran parte elargita in beneficenza e si narra che avendo saputo della rovina in cui era caduto il contadino al quale, a suo tempo, rubò la carriola, ne comprò il podere e glielo regalò assieme ad una notevole somma di denaro. E quella carriola, che lo portò sino al titolo di Duca concessogli di Pio IX, è rappresentata nel timpano del suo palazzo di Ferrara, di fronte a Palazzo Diamanti ed oggi sede della Questura e, si dice, che Silvestro usasse una saliera a forma di carriola.
Silvestro dacci una mano da lassù a riparare gli argini dei fiumi di questa martoriata ma bella Romagna!
Articolo di PAOLO GRANDI