
Il fiume Senio rappresenta da sempre un elemento fondamentale per il territorio e le comunità che vi risiedono. Tuttavia, nel corso degli anni, numerose problematiche legate alla sua gestione sono rimaste irrisolte, nonostante le continue segnalazioni dei cittadini e delle associazioni impegnate nella tutela del fiume.
Questa relazione è il frutto di un lungo lavoro di ascolto e confronto con la popolazione, reso possibile dalla decennale vicinanza al fiume e dalla collaborazione con il Comitato Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio. Il documento raccoglie le criticità ancora aperte e si pone come punto di partenza per un dialogo concreto con le istituzioni e i responsabili della gestione del territorio.
Nei prossimi mesi, per favorire la partecipazione e la consapevolezza su questi temi, promuoveremo una serie di iniziative divulgative nella vallata. Ci aspettiamo risposte e un’interlocuzione costruttiva da parte di chi ha il compito di tutelare e gestire il fiume.
Domenico Sportelli
Presidente Associazione ODV Amici del fiume Senio
Portavoce Comitato Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio
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A dieci anni dall’inizio della nostra esperienza associativa, nel corso della quale ci siamo occupati del tema della sicurezza, desideriamo fornire il contributo di conoscenze che abbiamo acquisito. Questo nel momento in cui si è aperta una fase di studio per programmare la nuova funzione dei fiumi alla luce degli effetti prevedibili del surriscaldamento globale.
Non siamo tecnici di professione. A loro lasciamo ben volentieri il compito dello studio e della progettazione. Siamo persone che, per prima cosa, credono nel valore della partecipazione e che attingono idee e proposte da chi conosce il fiume, fin dal momento in cui era fonte di sostentamento per la popolazione e quando la sua cura era meticolosa. In secondo luogo, apprendiamo dall’ascolto dell’esperienza del lavoro dei contadini in pianura e dei montanari in collina e montagna, quando il tema della regimazione delle acque era sentito e praticato.
La disamina che segue parte dalla foce e arriva a monte. Tratta singoli argomenti settoriali e altri di portata generale.
L’impostazione di base che ci guida è:
IL BACINO FLUVIALE. Quando si parla di fiume pensiamo occorra sempre fare riferimento al suo bacino fluviale, ovvero alla complessità dell’argomento.
PARLARE UNA LINGUA UNICA. Strutture affini quando parlano di fiume dovrebbero fare uno sforzo per parlare una lingua unica. Solo così avranno la forza di incidere.
INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE. Lo sconcerto che deriva dagli eventi alluvionali e dal loro ripetersi comporta il dovere di un’informazione puntuale ai cittadini e alla ricerca della loro partecipazione. A questo fine lo strumento del Contratto di fiume può essere utile.
ALLUVIONI E ROTTE. Se si considerano le rotte arginali, l’evento di maggiore danno per la popolazione, quello da evitare in primis, nel corso degli eventi alluvionali del maggio 2023 e settembre 2024, abbiamo registrato questa situazione:
– MAGGIO 2023, nessuna rotta (solo leggere esondazioni) nel tratto dal Reno alla via Emilia, dove ci sono argini classificati e dove la manutenzione nel corso degli anni – compresa la cura della vegetazione – è stata abbastanza presente, anche grazie l’apporto finanziario aggiuntivo di singoli Comuni.
Mentre si sono registrate 11 rotte dalla via Emilia verso la collina, dove le arginature non sono classificate – pur essendo state realizzate almeno in gran parte dal Genio Civile – e sono ritenute, dall’Autorità del fiume “arginelli”, realizzati per proteggere i campi e le abitazioni circostanti.
– SETTEMBRE 2024, esondazioni minori nel tratto arginato fino al Ponte del Castello. Rotta importante prima dell’abitato di Cotignola, esondazioni verso Granarolo.
ALFONSINE. La situazione che si segnala è quella del ponte della Ferrovia, completamente infossato negli argini.
Durante l’ultimo evento alluvionale del settembre scorso, ad Alfonsine sull’argine destro del Senio, in prossimità del ponte ferroviario a valle dell’intersezione con la s.s. 16, si verificò un fontanazzo preoccupante, a cui si pose rimedio con un rafforzamento dell’argine in emergenza e poi con lavori durati alcune settimane con l’impiego anche di teli a supporto del terreno arginale non ancora inerbito. Ricordiamo che a poche decine di metri dall’argine destro del fiume, c’è il locale cimitero e un’eventuale rotta avrebbe provocato danni materiali e psicologici pesanti.
Perché il fontanazzo in quel punto? Il ponte ferroviario è molto basso e la piena era superiore: questo può avere provocato un rigurgito dell’acqua e una pressione sull’argine. Non era la prima volta che ciò capitava! Riteniamo opportuno un intervento verso la direzione delle Ferrovie e un parere tecnico autorevole in merito.
FUSIGNANO. Nel “Piano stralcio del bacino del fiume Senio” del 2001, il Senio veniva indicato, nell’ambito del bacino del Reno, fra i fiumi a maggior rischio idraulico ed il tratto a maggiore rischio veniva indicato fra Cotignola ed Alfonsine. Si proponeva la riprofilazione fra il ponte di San Potito e l’attraversamento del tubo del metano in prossimità di Fusignano – dove è presente un argine in froldo, considerato problematico – e la necessità di migliorare le arginature in caso di piena.
Alla luce dei lavori fatti e non fatti, si rende necessario e urgente un nuovo studio sul fiume Senio, dalla sorgente fino al Reno. Tale studio necessita di un nuovo rilievo (quota di alveo compresa) con indicazione dell’attuale stato di stabilità dell’argine (presenza o meno di massi ciclopici sia nella parte bassa che alta dell’arginatura, presenza di micro pali, palancole o muretti, ecc.). Da Fusignano l’attenzione viene posta sull’argine in froldo.
Lo studio-progetto dovrà indicare i tempi dello sfalcio dell’erba e del taglio e coltivazione delle piante degli argini interni ed esterni, valutando ogni operazione in base alla posizione, collinare o pianeggiante, e dovrà inoltre mettere in evidenza dove sia necessario il controllo degli animali fossori e con quali modalità.
COTIGNOLA. Richiamiamo l’attenzione sul ponte della Ferrovia presente a sud dell’abitato. Esso è completamente compreso dentro gli argini. Nel corso delle piogge del settembre 2024 ha bloccato un’enorme quantità di legname (Vedi foto). Detto ponte è sito poche centinaia di metri dopo la rotta in argine sx e le esondazioni importanti avvenute in argine dx. Chiediamo di conoscere un parere tecnico circa un possibile nesso di causa/effetto fra il ponte e la rotta, poi avvenuta, e che questo ponte sia posto nell’elenco delle priorità, così come i ponti di Sant’Agata e Boncellino (maggiormente sotto i riflettori dell’opinione pubblica).
Tane Conigli. In località San Severo, sull’argine dx del fiume, a circa un km – direzione sud – dal ponte della Chiusaccia, sono presenti in argine (interno ed esterno) centinaia di tane verosimilmente di conigli selvatici presenti in gran numero in zona.
Fra queste, diverse sono di notevoli dimensioni, assimilabili a tane di altri fossori. Si propone una valutazione tecnica che ci rassicuri circa la loro congruità con gli argini, oppure che ci dica cosa si intende fare, e in quali tempi, per intervenire nella rimozione di una situazione che a parte della popolazione pare molto pericolosa.
SOLAROLO (Felisio), Ponti Stradali. Il ponte sul Senio in località Felisio, realizzato ex novo 6 (?) anni fa, risulta anch’esso infossato dentro gli argini. Nel corso degli eventi di settembre 2024 l’acqua è transitata sotto detto ponte, bassa (Vedi foto successiva scattata subito dopo il ponte, dove ci sono alcune abitazioni in golena): a circa due metri dalla sommità arginale.
In quell’occasione, dopo circa 5 km, l’acqua esondò in più punti e in uno di questi avvenne la rotta. Cittadini di Solarolo hanno riferito che nel tratto di fiume prima del ponte di Felisio, caratterizzato da una amplissima golena (i budelli del Senio), solitamente riuscivano, camminando, a seguire la velocità dell’acqua in transito. Questa volta non ce l’avrebbero fatta nemmeno se avessero corso, tanta era veloce l’acqua in transito.
Vorremmo conoscere da Autorità competenti se il taglio di decine di migliaia di alberi in area golenale, avvenuto precedentemente a sud del ponte di Felisio, combinato con l’enorme quantitativo di legname accumulato dal ponte Fs che si suppone abbia funzionato da tappo, possa avere avuto qualche funzione nelle esondazioni e nella rotta poi avvenuta prima di Cotignola.
FUNZIONE DELLE GOLENE. Nel tratto fluviale fra il ponte dell’Autostrada per Ravenna e il ponte sulla via Emilia esistono almeno 28 ettari di terreno golenale, 23 dei quali demaniali (info provincia di Ravenna: in seguito ad uno studio effettuato nel 2016 per promuovere, nei cosiddetti budelli del Senio, due aree di interesse naturalistico). L’abbassamento di almeno un metro di detta area potrebbe svolgere la funzione di cassa di espansione naturale capace di assorbire una discreta quantità di acqua in transito. Ricordiamo che questa ipotesi faceva parte dei programmi annunciati dall’Autorità del fiume (dr. Miccoli) nel corso di un incontro da remoto, nel periodo del Covid, al quale partecipò anche l’amministrazione comunale di Castel Bolognese. Chiediamo di conoscere se questo progetto fa parte dei piani futuri per dare maggiore spazio al fiume.
CASTEL BOLOGNESE e DINTORNI. Ponte sulla via Emilia e Ponte FS Bologna-Taranto. Il ponte del Senio lungo la via Emilia, realizzato nell’immediato dopo guerra, è caratterizzato da una luce per il passaggio dell’acqua molto ristretta rispetto alla portata del fiume e da colonne portanti calate nel letto del fiume che provocano, sempre, raccolta di legname che comporta, nei casi di innalzamento dell’acqua, la presenza necessaria in loco di un mezzo adeguato alla sua rimozione. Inoltre, da decenni, si ha notizia di una sua salute malferma. Detto ponte è di proprietà dell’Anas.
Nelle stesse condizioni strutturali si trova il ponte della Ferrovia, distante meno di un km dalla via Emilia. Si vorrebbe conoscere la posizione di Anas e Fs su tali strutture; quali richieste sono state loro avanzate e quali risposte si sono ottenute.
Argine fra la via Emilia e Tebano, non classificato. Quell’argine, ci riferiamo a quello di sx, realizzato negli anni sessanta dall’allora Genio Civile, dopo petizione dei cittadini che chiedevano protezione, è stato successivamente considerato dall’Autorità del fiume un “arginello” eretto per proteggere i terreni e le case vicino al fiume. Quindi non gode di alcuna classificazione e di conseguenza avulso dai programmi di manutenzione, prima del Genio Civile poi della Regione. Manutenzione che, a giudizio dell’Autorità del fiume, avrebbe dovuto essere posta in capo ai confinanti.
In realtà quell’argine ha svolto di fatto una funzione di protezione per Castel Bolognese. Sta di fatto che non avere voluto/potuto garantire una manutenzione adeguata ha favorito l’azione dei fossori che, pur essendo stata segnalata con continuità, non è stata oggetto in seguito di una puntuale azione di risanamento.
Non ci è dato di conoscere al momento la storia dei tratti arginati di dx che non hanno mai avuto soluzione di continuità perché coadiuvati dalle colline confinanti col letto del fiume.
Ebbene, lungo questi tratti arginati nel corso degli eventi del 2023 sono avvenute 11 rotte, diverse delle quali in argine sx, con allagamento di Castel Bolognese, Solarolo e Lugo. Le rotte e le esondazioni in argine dx hanno provocato l’allagamento di molte decine di ettari di terreno e di decine di abitazioni, anche di recente costruzione, coperte da regolari permessi di costruire.
Successivamente le rotte in argine di sx, quello che protegge Castel Bolognese e i paesi della vallata, sono state ricomposte con interventi qualificati, in somma urgenza.
Quelle in argine dx sono rimaste opportunamente aperte con funzione di laminazione delle future fiumane, in attesa dei Progetti Speciali.
Questa condizione, a parere di molti cittadini, ha favorito la protezione dell’argine di sx, ancora debole dopo gli interventi di ricostruzione, e quindi il fatto che con gli eventi del settembre 2024 detto argine non abbia subito rotte, evitando nuovi allagamenti per Castel Bolognese e Solarolo.
Detto questo, è del tutto evidente come, per la salvaguardia dei centri abitati di Castel Bolognese e di quelli a valle, sia assolutamente necessario che il tratto di argine fra la via Emilia e Tebano dia assolute garanzie di tenuta. Per questo è imprescindibile che quell’argine sia adeguato ai criteri della classificazione di legge e che di conseguenza sia manutentato con tutte le garanzie dall’Autorità del fiume.
Per quanto riguarda i tratti arginati in dx, in corrispondenza dei quali gli studi attuali ipotizzano tre grandi aree di laminazione delle piene, è necessario sia regolato in fretta il rapporto con i proprietari di terreni e case, offrendo loro condizioni adeguate, certe e immediate nel tempo.
Via Casale. Restando in dx Senio, nel tratto sopra considerato, in corrispondenza di via Casale, esiste un terreno di campagna e un abitato coinvolto dalle alluvioni non da rotta arginale, bensì da laminazione. Per quest’area, se non andiamo errati, non è previsto l’utilizzo come area di esondazione. Pertanto si rende necessario il puntuale rafforzamento dell’argine.
Muro di via Boccaccio. L’abitato di Castel Bolognese, fino agli anni sessanta, è stato oggetto di allagamenti da acqua proveniente da esondazione del Senio, in corrispondenza di via Boccaccio. Poi fu eretto un muro in cemento armato che successivamente ha svolto il suo compito di contenimento. Con la piena del 2023 detto muro ha mostrato crepe, con acqua che fuoriusciva in più punti. É opportuna una valutazione tecnica di quella struttura e la sua manutenzione in tempi definiti.
La Frana di Biancanigo. Anni fa nei pressi di Biancanigo, sopra il fronte dell’argine dx si mosse una frana importante, con fronte di alcune centinaia di metri. Continuando il suo percorso avrebbe potuto ostruire il letto del fiume con gli effetti prevedibili (rotta verso Castel Bolognese). Vennero effettuati interventi per i quali non si è mai saputo se sono stati definitivi. Con il tempo è iniziato a ricrescere la vegetazione. Si vorrebbe conoscere lo stato preciso in cui si trova detta frana, come sono stati regolati i rapporti con la proprietà privata e come viene controllata.
Le Casse di Espansione di Cuffiano-Tebano. La loro storia, fatta di inconcludenza e ritardi, è assai nota.
Quella in sx Senio, in territorio di Cuffiano, se pure conclusa da quasi un decennio, non è mai stata collegata al fiume e quindi non ha mai potuto contenere nemmeno un litro d’acqua proveniente dal fiume.
Quella in dx Senio, nel territorio di Faenza, per una somma di vicissitudini di varia natura non è ancora stata completata.
Con l’evento del 2023, il fiume scelse in zona un nuovo corso che attraversò la seconda cassa, quella non completata. In sostanza il fiume ci disse che da lì voleva passare.
Con un importante intervento economico (3,1 milioni, se non erriamo) l’Autorità decise di ripristinare il vecchio corso dell’acqua, favorendo, in un punto determinato, la sua laminazione verso la seconda cassa che così, con la riproposizione del passato corso del fiume, avrebbe ripreso la sua funzione originaria.
Nella cassa alta, quella conclusa da tempo, venne abbassata la porta di “entrata” nella speranza che potesse anch’essa imbarcare acqua.
Con l’evento del settembre 2024, la laminazione verso la cassa bassa funzionò egregiamente. Almeno tre metri di acqua occuparono la cassa in costruzione – comunque molto ampia – acqua che poi si mise in coda dopo il passaggio della fiumana, uscendo da un tubo che collega ad una certa altezza cassa e fiume.
Nella cassa alta ancora una volta non andò acqua, perché la porta di entrata era stata prevista troppo in alto. Successivamente – poco tempo fa – la porta di ingresso della prima cassa è stata ulteriormente abbassata fino a portarla presumibilmente alla stessa altezza dello sfioro verso la seconda cassa.
Molte persone si chiedono se sia stato opportuno reimbrigliare il fiume, con un notevolissimo costo economico e il conseguente taglio completo della vegetazione ripariale e golenale. O se invece non fosse stato opportuno seguire il corso scelto dal fiume, con opere minime di regimazione.
Detto questo, resta un problema di cui nessuno parla. La prima cassa, costruita in alto rispetto al letto del fiume e con la sommità arginale posta a molti metri di altezza rispetto al corso dell’acqua, non potrà mai essere colmata e quindi servire allo scopo per cui è stata realizzata, se l’acqua non viene inviata in alto a forza. Avere abbassato la porta di ingresso consente di fare entrare solo l’acqua che serve a colmare il fondo della vasca, già stabilmente occupato in gran parte da acqua piovana.
Quello che pare debba essere utile è in realtà chiudere l’attuale porta di ingresso con un sistema che consenta di immagazzinare acqua nel corso delle piene e di rilasciarla successivamente in modo controllato, anche per fini irrigui.
Dopo oltre venti anni dall’inizio dei lavori sarebbe opportuno conoscere il progetto definitivo relativo alla loro funzione. Accompagnato, come abbiamo sempre detto, da un successivo progetto di rinaturalizzazione dell’intera area. In sostanza di una grande zona umida fruibile ai fini di cultura, svago e tempo libero. É quello che nella sostanza chiediamo.
RIOLO TERME, Via Fornace. Qui si vive una situazione paradossale. Decine di abitazioni, con tanti appartamenti e centinaia di abitanti sono state alluvionate cinque volte dal 2014. Le case, edificate negli ultimi decenni con normali permessi di costruire, sono state deteriorate con notevole perdita del loro valore economico. Ci sono famiglie, residenti a piano terra, ancora sfollate.
In questa fetta di territorio le alluvioni, a quanto pare, derivano dal combinato disposto: acqua che scende dalla collina circostante – compreso lo scolmatore di un lago artificiale – e acqua che sale con l’alzarsi del livello dell’acqua del fiume. La strada provinciale che divide il fiume dall’area abitata e posta ad altezza adeguata, è bypassata da un canale che collega la collina col fiume e che funge da vaso comunicante.
Pare del tutto evidente come nel disagio patito esista una correlazione col fiume. Si tratta di un disagio la cui rimozione, a nostro parere, deve essere compresa con chiarezza nei piani e progetti che riguarderanno il Senio nel suo complesso.
In questa zona, in alcuni casi, esistono con ogni probabilità i termini per parlare di delocalizzazione, a partire da chi risiede al piano terra.
É comunque necessario, dopo tanti mesi, conoscere la soluzione che si vuole dare a via Fornace, evitando scorciatoie del tipo “il fiume non centra”.
I Rifiuti di Isola. Dal tratto compreso fra la stretta di Borgo Rivola e la frazione di Isola, il fiume ha “caricato” nel corso delle sue fiumane una grande quantità di plastica. Questa si è diffusa lungo le rive e oggi presenta un paesaggio raccapricciate. É opportuno che quella plastica sia raccolta, per questione di decoro e anche perché non vada a produrre ulteriori danni dove dovesse approdare, mare compreso.
Per questo potrebbe essere utile una funzione del volontariato sociale. Sarà nostra cura proporre una giornata di raccolta di questa plastica, per manifestare un disagio e per contribuire al contenimento di un problema.
Allo stesso tempo però deve essere compreso dove questo disagio si è originato – le cui ragioni derivano certamente dal comportamento umano – e dovrebbero essere compiuti gli atti che servano a fare si che il disagio non debba più ripetersi.
La visita del luogo consente di comprendere l’origine del danno e quindi alle Autorità di dettare le regole necessarie.
TORRENTE SINTRIA. Il torrente Sintria, lungo 35 km, è il maggiore tributario del fiume Senio. La sua valle raccoglie tantissima acqua che, scendendo in modo tumultuoso dai monti, si riversa nel Senio, a monte di Castel Bolognese.
Con gli eventi del maggio 2023, acqua, legname inerte e alberi rimossi travolsero le decine di briglie erette a difesa del territorio alcuni decenni fa. Furono travolti i campi coltivati, fonte di reddito per buona parte della popolazione circostante, colpite civili abitazioni, il tutto aggravato da centinaia di frane piccole e grandi che sconvolsero la viabilità e lo stesso reticolo dei terreni. La popolazione rimase scossa, quasi inebetita.
Successivamente, il Consorzio di Bonifica e l’Autorità del fiume, avviarono un importante programma di pulizia dei corsi di acqua di propria competenza: l’Autorità del fiume fino all’abitato di Zattaglia e il Consorzio da lì in su.
Furono asportate centinaia di tonnellate di legname inerte e si dette corso ad un programma di taglio generalizzato di alberi nelle rive del torrente e ben oltre. Poi si procedette a risagomare il corso del torrente intervenendo in genere con pesanti mezzi posti ad operare spesso dentro il letto dello stesso e ponendo strumenti di difesa, in particolare sassi.
L’evento di settembre del 2024, fu ancora più pesante. La tanta acqua caduta corse a valle senza alcun controllo, erodendo massicciamente le rive, travolgendo le seppur minime opere di difesa realizzate, cambiando in più punti il suo percorso, minando ponti e vie di comunicazione.
Va detto che quell’acqua arrivò nel Senio, quasi senza preavviso, non essendo collocato lungo la valle del Sintria nemmeno un sensore che possa comunicare la situazione del momento.
Fece seguito un lungo periodo in cui la popolazione della valle si sentì abbandonata. Non avendo avuto da troppo tempo un rapporto diretto con le autorità e non conoscendo i progetti immediati e per il futuro.
Avendo notizia di questa situazione, la nostra Associazione si fece carico di alcuni interventi volti a fare sì che Zattaglia e la valle del Sintria entrassero sotto i riflettori dell’attualità. Con una serie di interventi sui social e a mezzo stampa, in poco tempo la questione Sintria è diventata pubblica e ben conosciuta. La stessa popolazione della valle si è mossa.
Sono cominciate le analisi e il confronto, accanto alla ferma determinazione di individuare i temi da affrontare e gli interventi da attuare.
Un piano complessivo di difesa e di rinascita. Occorre creare sensibilizzazione sulla gravità della situazione della valle e chiedere un piano complessivo di difesa e rinascita. Un piano coordinato a livello di bacino fluviale, ben sapendo che le operazioni sul fiume sono interdipendenti fra loro: quello che si fa lungo la valle del Sintria produce effetti sul resto del fiume. E viceversa.
Lavori non a regola d’arte? Parte della popolazione ritiene che il disastro dell’evento di settembre 2024 possa essere stato acuito da una tecnica di intervento precedente, non del tutto confacente alle caratteristiche del luogo. Essere intervenuti con mezzi cingolati molto pesanti e dentro l’alveo, si ritiene possa avere ulteriormente minato la già precaria stabilità delle rive.
Si rileva anche che i sassi posti a protezione delle vie di comunicazione, sono stati letteralmente portati via con l’ultimo evento. E ci si chiede perché sia stato così facile.
Difendere le case minacciate. Occorre difendere le case minacciate e la viabilità secondaria che garantisce alle famiglie che le abitano il loro accesso, sulla base di interventi di questa natura già posti in opera lungo il Senio.
Briglie da riattivare. Altro tema è quello delle tante briglie da riattivare. Si sa che hanno il compito fondamentale di rallentare il corso dell’acqua, azione indispensabile per il controllo della struttura del torrente e perché l’acqua giunga in modo ordinato, e per quanto possibile controllato, nell’asta fluviale principale.
Legname flottante. Occorre poi completare l’opera di rimozione del legname flottante e delle piante in condizione precaria e che possono incidere negativamente sulla stabilità delle rive e delle infrastrutture, evitando nel modo più assoluto, disboscamenti incontrollati.
Esondazioni. Si presenta anche per la Sintria il tema di dare spazio all’acqua. Può essere utile governare esondazioni controllate. Nelle situazioni in cui è già capitato o fosse programmato per il futuro, si rende necessario aprire un confronto immediato con le proprietà confinanti per stabilire regole e indennizzi adeguati e certi.
Ammaloramento ponte. Infine si segnala lo stato di ammaloramento del ponte lungo la strada Provinciale Lame, in corrispondenza dell’incrocio con la via Mironi e alcune situazioni di infiltrazione dell’acqua sotto il manto stradale. Situazioni queste che, se non considerate, possono determinare a breve interruzioni della circolazione.
CASOLA VALSENIO. Questo comune non è investito direttamente dalle problematiche del Senio, se non per qualche situazione, a valle dell’abitato. È però investito pesantemente dall’acqua dei numerosi rii che scendono verso il fiume dalle montagne che ha da un lato. É questo un caso tipico che richiama l’esigenza di affrontare sempre il tema dell’acqua e del suo controllo a livello di bacino imbrifero.
ALTA VALLE DEL SENIO. Ci manca al momento una sufficiente conoscenza della situazione. Se non che, anche il comune di Palazzuolo sul Senio, è stato colpito in alcuni casi dalla violenza del passaggio dell’acqua. Con danni ingenti al sistema di comunicazione e anche ad una parte del borgo storico.
Qui, siamo in Toscana, regione che ha affidato la gestione del Senio e suoi affluenti locali al Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, con sede a Faenza. Quindi strutture diverse governano uno stesso soggetto, con regole forse diverse.
Si tratta di una situazione complicata. Non tocca a noi dirimerla. Si spera che le due strutture di governo del fiume abbiano fra loro un rapporto positivo e coinvolgente.
CONCLUSIONI.
Infine desideriamo ricordare alcune problematiche di carattere generale che riguardano il fiume.
Rive franate. É una condizione presso che generalizzata lungo tutto il corso fluviale. Si vorrebbe conoscere come, dove e in quali tempi si pensa di riprofilarle e se si pensa che la coltivazione controllata della vegetazione possa avere una funzione positiva.
Legno flottante e rifiuti. Si vorrebbe conoscere se l’azione di pulizia sarà completata e avrà un seguito e una costanza nel tempo.
Golene. É opportuno conoscere le regole di coltivazione delle golene, se esistono, e quali controlli si vorranno fare perché qualunque attività si svolga in golena non abbia effetti negativi per la sicurezza del fiume (come purtroppo è accaduto in passato).
Argine. Per un adeguato controllo della presenza dei fossori è indispensabili che questi siano sostanzialmente puliti. Possiamo pensare che almeno una volta all’anno gli argini siano sfalciati?
Chiaviche in argine. Si segnalano situazioni difformi. In qualche caso, come in uno a Castel Bolognese, non sono state riattivate (crediamo per errore). Si chiede come questo delicato argomento sia affrontato, in relazione alla sicurezza degli argini e al servizio per la campagna.
Aree di rispetto e pertinenza. Affinché i mezzi di soccorso e/o di intervento possano transitare, è opportuno la definizione e il rispetto di una zona libera disponibile ai piedi dell’argine. Così come è necessario che chi volesse controllare lo stato degli argini non abbia a dovere subire impedimenti coatti, ben presenti in alcune situazioni (V. Castel Bolognese).
Sensori. Si rileva l’opportunità di un potenziamento dell’attuale rete di sensori in rete e che questa comprenda anche la valle della Sintria.
NOTA FINALE. Questa elaborazione ha coinvolto il Comitato Alluvionati di Castel Bolognese/Bacino del Senio, che la condivide e la sostiene.
Domenico Sportelli
Presidente Associazione ODV Amici del fiume Senio
Portavoce Comitato Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio