Nato a Castel Bolognese il 16 novembre 1921, Edmondo Fabbri è stato una figura di spicco nel panorama calcistico italiano, sia come giocatore che come allenatore. Conosciuto affettuosamente come “Topolino” o “Mondino”, Fabbri ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del calcio.
Carriera da Giocatore
Fabbri iniziò la sua carriera calcistica nel Forlì, per poi militare in squadre prestigiose come Atalanta, Inter e Sampdoria. Era un’ala rapida e abile, capace di fare la differenza in campo. Durante la sua carriera, ha giocato anche per Brescia e Parma, concludendo la sua esperienza agonistica all’Ozo Mantova¹.
Carriera da Allenatore
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Fabbri intraprese la carriera di allenatore. Il suo primo incarico fu con il Mantova, che portò dalla Serie D alla Serie A in soli quattro anni, guadagnandosi il soprannome di “Piccolo Brasile” per il gioco offensivo e spettacolare della squadra². Nel 1962, fu chiamato a guidare la Nazionale Italiana, un incarico che segnò profondamente la sua carriera.
La Sconfitta Contro la Corea del Nord
Uno degli episodi più noti della carriera di Fabbri fu la sconfitta contro la Corea del Nord ai Mondiali del 1966. Questo evento segnò un punto di svolta, portando critiche e isolamento per Fabbri, nonostante i successi successivi con Torino e Bologna, con cui vinse due Coppe Italia².
Eredità e Ricordo
Edmondo Fabbri è ricordato non solo per i suoi successi, ma anche per la sua capacità di innovare e portare un gioco offensivo e moderno nel calcio italiano. La sua storia è stata raccontata nel libro “Oltre la Corea. Vita e calcio di Edmondo Fabbri” di Tiziano Zaccaria, che celebra la vita e la carriera di un uomo che ha dato tanto al calcio².
Fabbri è deceduto l’8 luglio 1995 a Castel San Pietro Terme, ma il suo contributo al calcio italiano continua a essere ricordato e celebrato.