Museo Civico di Castel Bolognese
L’unico Museo della provincia di Ravenna a connotarsi per la prevalenza di nuclei di datazione medievale e postmedievale.
Comune: Comune di Castelbolognese
Indirizzo: viale Umberto I°, 50
Informazioni
Facebook: https://www.facebook.com/museocivicocastelbolognese/
Instagram: https://www.instagram.com/museocivico_castelbolognese/
Telefono: 0546 655828
E-mail: museocivico@comune.castelbolognese.ra.it
Orario feriale: Il museo è aperto la prima e la terza domenica di ogni mese dalle ore 10.00 alle ore 12.00 (escluso festività)
Periodo di apertura: Aperto tutto l’anno.
Prezzi: gratuito
>> Catalogo opere e oggetti d’arte esposti al museo di proprietà pubblica
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Al ritorno dal lungo soggiorno romano, il pittore castellano Giovanni Piancastelli donò, nel 1912, al convento dei Cappuccini di Castel Bolognese una raccolta di sue opere per costituire un’aula pinacoteca: sopravvissuta agli eventi, dalla guerra alla chiusura del convento, rappresenta oggi uno dei nuclei più significativi delle raccolte del nuovo Museo Civico di Castel Bolognese.
Inaugurato nel 1999, ha riunito in un’unica sede la Sala Piancastelli, già riordinata nel 1988 presso il municipio, e l’Antiquarium comunale che dal 1983 custodiva, insieme a testimonianze storico artistiche locali, i materiali archeologici frutto delle ricerche e scoperte effettuate sul territorio negli ultimi decenni.
Oggi il Museo civico si articola in tre distinte sezioni, artistica, storica ed archeologica, con raccolte rinnovate ed accresciute, dotate di apparati esplicativi e didattici.
– Nella sezione artistica sono esposte opere che coprono un arco cronologico che va dal XIV al XX secolo. Sono presenti quasi esclusivamente artisti locali scomparsi, la cui documentazione è uno degli obiettivi che persegue il Museo. I nuclei principali, per qualità e quantità sono rappresentati dalle opere di Giovanni Piancastelli e Giuseppe Guidi: il primo con numerosi disegni a penna e dipinti ad olio, il secondo con acqueforti, disegni e smalti su rame estremamente originali. Oltre alle medaglie e placchette di Giovanni Bernardi, scultore ed incisore attivo nel XVI secolo, vi sono alcune rare opere del pittore e patriota Sebastiano Fanelli. L’attività dello scultore Angelo Biancini è documentata da una grande Annunciazione in ceramica, alcuni bronzetti ed un gesso dorato di figura materna. Altri artisti presenti sono Giovanni Antonio Antolini, Cassiano Balducci, Mario Morelli e Fausto Ferlini.
– Nella sezione storica sono conservate testimonianze molto varie: una raccolta di campane, con l’ottocentesca campana della stazione ferroviaria decorata da un raro bassorilievo di locomotiva a vapore, alcune interessanti targhe devozionali in ceramica, vecchi timbri della municipalità. Tra i cimeli garibaldini una sciabola, un cappello ed una foto di Garibaldi. Vi sono inoltre piccoli bronzi, frammenti lapidei, ceramiche domestiche ed una piccola collezione di monete pontificie e italiane dal XVII al XX secolo.
– La sezione archeologica, raccoglie materiali e reperti che documentano la frequentazione umana del territorio di Castel Bolognese dalla Preistoria al periodo post-medievale. Sono esposti materiali pre-protostorici, utensili in selce e ceramiche, frutto di raccolte di superficie, mentre il periodo romano è documentato da una quantità estremamente varia di reperti: monete, frammenti delle più diffuse tipologie ceramiche, vetri, piccoli oggetti in osso e bronzo. Sono state ricostruite due tombe, una alla cappuccina ed una a cassa, ed esposti i relativi corredi ceramici costituiti da vasellame di uso comune.
Di estremo interesse è una coppia di fibule in lega d’argento attribuita a popolazioni Gote giunte in Italia nel V secolo. Le ceramiche medievali e rinascimentali sono sicuramente il nucleo più consistente e caratterizzante della sezione archeologica: boccali, piatti e ciotole in maiolica oppure ingobbiati e graffiti, ceramiche da cucina e da mensa con e senza rivestimento. Provengono da scavi e recuperi nel centro storico, insieme a vetri, monete e metalli. Per dimensione quantitativa e qualitativa quest’ultima parte è di notevole importanza, al punto che il Museo Civico di Castel Bolognese è l’unico museo della provincia di Ravenna ed uno dei pochi a livello regionale a connotarsi per la prevalenza di nuclei di datazione medievale e postmedievale.
Descrizione Tratta da: http://www.sistemamusei.ra.it/
La tomba di guerriero di Ponte di Castello: il rinvenimento e il corredo
Nella primavera 2011, i lavori di posa di un metanodotto hanno portato alla scoperta di una tomba di guerriero risalente al VI secolo a.C.
Il defunto, deposto supino in una fossa in nuda terra, era accompagnato da un ricco corredo composto da vasellame ceramico, armi e ornamenti. Le armi -due punte di lancia e un giavellotto in ferro- erano deposte lungo il fianco sinistro dell’inumato, con i puntali all’altezza dei piedi, accanto a due piattelli e ad un piccolo boccale in ceramica (purtroppo non ricomponibile).
Sul corpo del defunto, all’altezza del costato destro, si trovavano un vasetto miniaturistico e una fibula in ferro; altre due fibule erano poste sopra la spalla destra a fermare una veste o un sudario, come una quarta, in bronzo, situata vicino ai piedi.
Lungo il fianco destro erano allineati numerosi vasi in ceramica, tra cui un dolio, quattro grandi olle, una grande coppa su alto piede con quattro anse, tazze e calici in ceramica d’impasto bruno e nerastro. In taluni casi si può ipotizzare che i vasi fossero impilati gli uni sopra agli altri, con i recipienti per bere posti sopra ai grandi contenitori: dal microscavo di una delle grandi olle, ad esempio, è stato possibile riportare in luce un kantharos in ceramica nera buccheroide, utilizzato per il consumo del vino. Alcuni vasi dovevano, inoltre, contenere al loro interno offerte di cibo, poste ritualmente in onore del defunto, come sembrano indicare alcuni frammenti di ossa combuste rinvenute nella tomba
La tomba di guerriero di Ponte di Castello: il rituale
La tipologia dei materiali di corredo riporta alla sfera del simposio e del banchetto funebre: parlano in tal senso la presenza dei vasi potori, l’ostentazione del numero di vasi contenitori e la presenza accanto ad una delle olle di un coltello in ferro, riconducibile al taglio cerimoniale delle carni.
Il vasellame da simposio, così come le armi nelle tombe dei guerrieri e i ricchi gioielli nelle tombe femminili principesche, sono elementi indicativi di uno sociale elevato e di un’adesione ai valori propri delle società aristocratiche del tempo, in Etruria come in Grecia, come presso le popolazioni umbre.
Il ritrovamento di Ponte di Castello, da ricondurre alla penetrazione a nord degli Appennini di genti di origine umbra, trova precisi confronti in alcuni contesti coevi centro-adriatici e della Romagna.
Il rituale funerario, con defunto supino e vasellame disposto lungo il fianco destro, rispecchia un’usanza che, attestata nella necropoli umbra di Colfiorito già nel VII secolo a.C., diventa prevalente nel VI, come si può osservare nelle tombe umbre di Imola, via Montericco e in quelle coeve di Faenza, via Bisaura. In particolare, numerose sono le consonanze con i corredi funerari di Faenza, sia per quanto riguarda le modalità di disposizione dei vasi all’interno della tomba, impilati l’uno sull’altro, sia per la presenza di determinate forme ceramiche.
La coppa quadriansata su alto piede e l’olla stamnoide, caratterizzata da corpo ovoide, anse a bastoncello impostate verticalmente sulla spalla e collo troncoconico, ricorrono anche a Russi, San Martino in Gattara e, fuori regione, nella necropoli picena di Matelica e in quella umbra di Colfiorito e consentono di datare la tomba di Ponte di Castello agli inizi del VI secolo a.C.
Info tratte dal sito: http://www.archeobologna.beniculturali.it/