Maturità: un esame in evoluzione
L’esame di maturità sta per essere sottoposto ad altri cambiamenti notevoli, che attendono gli studenti al varco dei banchi il prossimo giugno. Alcuni aspetti propedeutici all’ottenere il diploma di maturità non cambiano particolarmente: per essere ammessi all’esame dovrà essere dimostrato che si è frequentato almeno i tre quarti del totale delle ore che compongono l’anno scolastico. Inoltre, bisognerà avere la sufficienza arrivare perciò almeno al 6 per qualsiasi disciplina affrontata durante la quinta superiore, nonché ovviamente avere il 6 in condotta. Questi criteri si applicano indistantamente a prescindere dal corso di studi oppure da coloro che sono impegnati nel recupero anni scolastici.
Come cambiano le prove scritte nel nuovo esame?
La novità sicuramente più rilevante è data dall’abolizione della terza prova, ossia quell’esame scritto che poteva durare da un minimo di tre a un massimo di sei ore e mirava a valutare le conoscenze acquisite in quattro materie importanti per il proprio indirizzo di studi. A partire dal 2019 le prove scritte dunque rimarranno solo due: la prima ovviamente quella di italiano, che avrà come al solito l’obiettivo di misurare non solo la padronanza della lingua, ma anche la capacità di dimostrare pensiero critico e argomentazione dei maturandi. Le tracce disponibili saranno in totale pari a sette e potranno essere articolate in tre tipologie distinte di testi, al contrario delle quattro attuali. Il primo tipo riguarda un grande classico, ossia l’analisi del testo, la seconda tipologia consiste nella realizzazione di un testo a carattere argomentativo, mentre la terza ed ultima tipologia di testo previsto per la prima prova consiste in una riflessione che deve dimostrare capacità di disamina critica riguardo a temi che toccano l’attualità. La seconda prova invece riguarderà una o più materie che hanno caratterizzato i singoli percorsi di studio, mentre l’approfondimento per le restanti discipline, che prima trovava spazio nella terza prova, sarà parte integrante del colloquio orale. Al fine di giudicare le performance relative alle due prove d’esame scritte, saranno fornite delle griglie di valutazione a livello nazionale. L’obiettivo di questa novità è quello di rendere sempre più equa la valutazione dell’operato degli studenti.
Colloquio orale: non ci sarà più la tesina
Probabilmente un’altra delle novità più importanti introdotte a livello ministeriale riguarda la tanto amata (e in alcuni casi mal digerita) tesina, che rappresentava il fulcro dell’esame orale, necessario come ultimo step al fine di ottenere il diploma di maturità. La tesina dunque sparirà per lasciare il posto invece a un esame orale che prevede un colloquio molto più variegato, in grado di raccogliere spunti distinti all’interno dei quali sarà possibile ritrovare un legame importante con il mondo del lavoro. L’intento del legislatore appare perciò chiaro: preparare ad un mondo del lavoro in continua evoluzione, fin dal momento più importante, ossia quello che arriva al culmine degli studi. Sono sempre più i ragazzi che, giunti al termine della scuola superiore, scelgono di intraprendere un percorso di studi universitario che riesca a coniugare una parallela esperienza di lavoro. L’intento di questa riforma è proprio quello di avvantaggiare coloro che vogliono fare subito esperienza nel mondo del lavoro. La direzione mira ad aiutare i ragazzi nel rendersi sempre più indipendenti, colmando una lacuna dell’istruzione italiana, riscontrabile nella sua distanza con il mondo lavorativo. L’obiettivo del nuovo colloquio, necessario per ottenere il diploma di maturità, sarà quello di rendere i maturandi in grado di comprendere più da vicino le esigenze di un universo professionale sottoposto a continui mutamenti.