Occorrono circa 200 milioni di euro per ripristinare le opere di bonifica della Romagna Occidentale e aumentare la sicurezza idraulica
Durante le alluvioni di maggio scorso, il carico di lavoro che ha gravato personale e mezzi del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale è stato enorme. A seguito delle inondazioni delle acque di piena provenienti dai fiumi, centinaia di tonnellate di fango e argilla appenninici hanno invaso la rete scolante, hanno distrutto parte degli impianti irrigui e delle strutture adibite dal Consorzio per realizzare i suoi scopi istituzionali. La risposta è stata immediata, perché si è fornito a Regioni ed enti locali tutto il supporto richiesto; sono state messe a disposizione attrezzature mobili al servizio dei territori allagati e tutto il personale è stato impiegato h. 24, 7 giorni su 7. Un dato che esprime meglio di altri questo sovraccarico di lavoro è il numero di ore di prestazioni straordinarie svolte dal personale dipendente, che nei soli mesi di maggio e giugno è di poco inferiore a 12.000.
Nell’immediatezza degli eventi calamitosi si è dovuti intervenire con riprese di rotte arginali, smelmamenti di canali la cui sezione fluente era intasata dai detriti fuoriusciti dai fiumi, ripristino di apparecchiature, installazione ed esercizio di gruppi di pompaggio mobili di emergenza. Va precisato che l’assetto idraulico della bassa Romagna è imperniato sulla totale separatezza tra reticolo idrografico naturale, costituito da fiumi e torrenti pensili in gestione alla Regione, e reticolo artificiale costituito dai canali di bonifica. Le rotte e le esondazioni fluviali hanno fatto temporaneamente venire meno questa condizione indispensabile per garantire la sicurezza idraulica e la produttività del territorio. Il reticolo di bonifica si è quindi trovato a dover svolgere un ruolo di supplenza nell’allontanamento a mare delle acque dei fiumi, ruolo che è stato comunque determinante nel consentire il graduale rientro a condizioni di normalità rispetto agli allagamenti dei primi giorni. Stante la morfologia del territorio della Bassa Romagna, senza le opere di bonifica, mantenute nel corso del tempo dal Consorzio, ancora si dovrebbero usare gli stivali nelle attività quotidiane.
Dopo questa fase iniziale di massima urgenza è partita la fase di recupero della funzionalità del sistema di reticolo di canali artificiali, delle strutture di irrigazione e di tutte quelle necessarie per rafforzare l’attività economica al servizio della collettività.
Nella ricognizione speditiva richiesta al Consorzio sono state individuate esigenze di intervento nelle opere di bonifica in gestione all’ente per un costo stimato di circa 200 milioni di euro. Questo importo è suddiviso in tre categorie di interventi: quelli di somma urgenza per un importo di circa 95 milioni di euro, quelli urgenti per un importo di circa 13,3 milioni di euro e quelli finalizzati ad aumentare la resilienza a futuri analoghi eventi calamitosi per il restante importo.
Alcuni degli interventi finanziati sono già ultimati, altri sono in corso di esecuzione o di prossimo affidamento. Ciò richiede uno straordinario impegno nelle attività di rilievi e computi necessari per gli affidamenti e nella conduzione dei cantieri dei lavori.
Tra gli interventi di somma urgenza già ultimati vanno menzionati i ripristini dei dodici impianti, sia irrigui sia idrovori, che hanno subito ingenti danni arrecati alle opere civili e alle apparecchiature elettromeccaniche, per un importo di circa 2 milioni di euro. Con specifico riferimento agli impianti irrigui, il pronto intervento del Consorzio ha consentito di riattivare in tempi rapidi la distribuzione d’acqua alle aziende agricole che, almeno, grazie a questa attività, hanno potuto mantenere le loro produzioni nelle porzioni di terreni che sono risultate meno sommerse dalle acque. Si è così evitato il totale collasso di una filiera produttiva che è di fondamentale importanza per la tenuta del tessuto economico locale.
Ma non solo: il Consorzio collaborerà con la Regione Emilia-Romagna per ripristinare condizioni di sicurezza dei rii, dei torrenti che si sviluppano nelle zone collinari e montante, aree alle quali il Consorzio con la sua attività ha dedicato dopo l’alluvione particolare attenzione.
Non si può certo ignorare l’apporto determinante dei fondi che la struttura commissariale presieduta dal Generale Figliuolo ha messo a disposizione del Consorzio, riconoscendo materialmente, non solo gli sforzi economici sostenuti nel periodo di massima urgenza per fronteggiare l’alluvione, ma anche per sostenere le ulteriori iniziative progettate e segnalate, che dovranno essere ultimate entro il 2024.
Con ordinanza del commissario straordinario n. 6 sono stati finanziati interventi di somma urgenza da realizzarsi principalmente nel territorio di pianura. Tra questi, i più significativi in termini di importo sono gli interventi di ripresa di frane nei comparti Zaniolo-Buonacquisto (tra Sillaro e Santerno), Canal Vela (tra Santerno e Senio) e Fosso Vecchio (tra Senio e Lamone). Altrettanto rilevante è l’intervento di ripresa di frane ed erosioni e di rinforzo dei corpi arginale del Canale di bonifica in destra di Reno. Con successiva ordinanza n. 8 sono stati finanziati ulteriori interventi urgenti da realizzarsi nel territorio collinare e montano, di ripristino dei danni subiti dalle opere di bonifica collocate in corsi d’acqua naturale affidati istituzionalmente alla gestione della Regione, di messa in sicurezza del reticolo minore e di ripristino di danni subiti dagli acquedotti rurali.
L’individuazione del Consorzio quale ente attuatore di questi interventi è da considerarsi un importante segno di riconoscimento della capacità tecnica dell’ente, sancito da una convenzione stipulata tra la Regione e Consorzio.
A oggi non si hanno ancora notizie di finanziamenti della terza categoria di opere individuate con la ricognizione speditiva, finalizzate ad aumentare la resilienza ai futuri eventi. Si tratta di opere di estrema importanza per l’adeguamento dimensionale delle infrastrutture preposte alla sicurezza idraulica ai cambiamenti climatici in corso. Tra queste l’intervento più rappresentativo è la realizzazione delle casse d’espansione delle piene dei corsi d’acqua.
Considerata la forte antropizzazione del territorio, non è infatti praticabile la soluzione di un ridimensionamento dell’intero reticolo idrografico. Sono troppe le infrastrutture e le costruzioni che andrebbero a interferire con un generalizzato ampliamento delle sezioni dei corpi idrici, in specie dei canali di bonifica che nell’insieme costituiscono un reticolo estremamente fitto e ramificato.
La soluzione più efficace per aumentare il grado di sicurezza idraulica è quindi quella delle casse d’espansione, che sono bacini preposti a contenere le portate in eccesso dei corsi d’acqua che si producono in occasione di eventi meteorici intensi per restituirle agli stessi corsi d’acqua al cessare dell’emergenza.
Va sottolineato che la progettazione del Consorzio non può che riguardare le sole casse d’espansione delle piene dei canali di bonifica. Il parametro di riferimento nel dimensionamento delle opere consorziali non può quindi essere quello delle portate fuoriuscite dai fiumi nello scorso mese di maggio, bensì quello delle portate affluenti ai canali di bonifica, generate dalle piogge cadute nel bacino scolante del reticolo artificiale, di un ordine di grandezza inferiore rispetto ai corsi d’acqua naturali pensili. Nel perseguire l’obiettivo della riduzione del grado di rischio idraulico, occorre, pertanto, che parallelamente alla progettazione e, in caso di finanziamento, realizzazione di nuove casse d’espansione dei canali di bonifica, si proceda con analoghi interventi nei fiumi.
Dichiara il Presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, Antonio Vincenzi: «La notevole mole di attività finora svolta e da svolgere nei prossimi mesi è la testimonianza di un impegno incessante che il Consorzio vuole onorare, non solo per manifestare il suo attaccamento al territorio e alla sua indomita volontà di risollevarsi al più presto dalle conseguenze della alluvione, ma anche per rassicurare la comunità locale che l’ente si prodigherà sempre con tutte le sue energie per la difesa idraulica-ambientale delle nostre zone, per il loro arricchimento socio-economico».