Domenico Liverani (Castel Bolognese, 13 agosto 1805 – Bologna, 20 maggio 1877)
Apprende i primi elementi musicali e strumentali presso la locale banda comunale. Appassionato di clarinetto, e viste le potenziali doti per questo strumento, fu inviato nel 1822 a studiare a Bologna presso il Liceo Filarmonico (oggi conservatorio G.B. Martini), ubicato presso l’ex convento dei padri agostiniani di S. Giacomo Maggiore. Fu allievo dal 1822 al 1824 di Petronio Avoni per il clarinetto, dal 1822 al 1827 di Benedetto Donelli per il pianoforte e dal 1824 al 1827 del Padre Stanislao Mattei o.f.m. conv.nella scuola di composizione.
Il 16 marzo 1826 fu accettato in qualità di aggregato all’Accademia Filarmonica nell’ordine dei suonatori … avendo il med.° prodotti tutti li documenti, e date tutte le prove richieste dallo statuto; e trovandosi in piena regola, è stato posto il partito quale è il risultato di tutti i voti bianchi affirmativi, perciò si è ordinato sia al medesimo spedita la patente di accademico suonatore numerario, … (dal Verbale di aggregazione II/5, pp. 200-201).
Apprese con abilità l’arte del clarinetto come pure della strumentazione e della composizione tanto che si distinse in Italia e all’estero per il suo impegno fecondo. La maestria nell’uso del clarinetto come pure la sua fama conquistarono nel 1831 la municipalità bolognese, tanto da conferirgli l’incarico di sostituto nella scuola di clarinetto, poi di titolare della cattedra dal 1834, presso il liceo da lui frequentato.
Il 1831 fu un anno particolare per Liverani in quanto ebbe modo di frequentare assiduamente Rossini, nominato dall’Accademia Filarmonica tesoriere, poi numerario fino al 1848, quindi con residenza stabile a Bologna. Fra i due musicisti si instaurò non solo un legame di fraterna amicizia ma pure di apprezzamento artistico ampiamente documentato dalle lettere pervenuteci e che, alla luce dello spirito critico rossiniano verso altri musicisti, pongono Liverani, sia come clarinettista che come compositore, fra i più rappresentativi dell’Ottocento.
Le composizioni reperite ci mostrano un Liverani che si dilettava nel rielaborare motivi di altri compositori con momenti di virtuosismo che mettevano a dura prova l’esecutore, ma va pure riconosciuto che nelle stesse vi si nota un magistrale connubio fra la parte tecnicistica e quella melodica tale da dilettare, ma anche appassionare, l’ascoltatore. La maggior parte delle composizioni, a noi pervenute in stampa, furono pubblicate dall’editore Ricordi di Milano; purtroppo, allo stato attuale degli studi, non figurano stampate le opere maggiormente apprezzate dalla critica come il famoso Concerto in do minore e le cantate sacre. Al musicista castellano spetta inoltre il merito di aver adottato e fatto
apprezzare in Italia il clarinetto tipo Klosé-Boehm. Infine si ricorda che Domenico Liverani lasciò all’Accademia Filarmonica, con testamento, un beneficio noto come Legato Liverani, concernente in un premio riservato agli accademici professionisti.

note a cura di Giuliano Castellari